giovedì 23 maggio 2013

Ascoltare è di più che obbedire

Ma egli rispose loro: "Mia madre e miei fratelli son questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica." (Luca 8:21)

Mentre in Matteo e Marco si parla solo di fare la volontà del Padre, in Luca viene evidenziato l'ascolto della parola, cui deve seguire l'azione. Questo dettaglio richiama in modo esplicito lo Shema Yisrael, e le parole di Gesù molto probabilmente evocavano nei suoi ascoltatori brani della Torah come il passo seguente:
"Obbedirai quindi alla voce del Signore, tuo Dio, e metterai in pratica i suoi comandi e le sue leggi che oggi ti do". (Deuteronomio 27,10)

Bisogna notare che il termine greco εισακουση (LXX) viene tradotto nelle bibbie italiane con obbedire ma in realtà oggi si potrebbe tradurre forse meglio con ascoltare, senza la sottolineatura del comando (la vulgata traduce con audies e il verbo originale ebraico è lishmoa, ascoltare).

Un ragionamento analogo può farsi per il termine φωνης (voce, sentenza) tradotto qui tradizionalmente come "comandamenti", ma che oggi viene reso meglio nel suo significato con il termine "precetti" (che traduce l'originale ebraico mitzvoth).

Una traduzione valida potrebbe dunque essere anche: "Ascolterai la voce del Signore, tuo Dio, e metterai in pratica i suoi precetti che oggi ti do".

Ma il motivo per cui vorrei tradurre "ascoltare i precetti" invece che "obbedire i comandamenti" è sostanziale. Si può obbedire anche ciecamente, senza ascoltare e capire in profondità; oppure si può obbedire per convenienza, per opportunismo, meccanicamente o per compiacere.

Nel verbo ascoltare mi sembra ci sia invece molto di più. C'è una risposta libera, una attenzione che è coinvolgimento, amore. E questo modo di leggere la Torah mi appare più in sintonia con le parole di Gesù.

Nessun commento:

Posta un commento