venerdì 27 ottobre 2017

La Nuova Alleanza

Quella che segue è la trascrizione di una parte [00:36:45 - 00:47:00] della meditazione tenuta da Francesco Rossi de Gasperis S.J. il 1° ottobre 2012 a Milano, presso la chiesa di San Martino in Greco. L'accostamento di queste foto prese da Instagram è una mia scelta redazionale.

[..] Una Gerusalemme dove gli Ebrei siano assenti è una stortura storica, una menzogna. I Bizantini sono arrivati e hanno fatto la Gerusalemme cristiana, va bene. I Musulmani sono arrivati e hanno fatto la Gerusalemme Musulmana. Ma non può esserci l’assenza degli Ebrei a Gerusalemme. I primi che devono esserci a Gerusalemme sono gli Ebrei. Ma questo, vedete, suppone che leggendo la Bibbia noi realizziamo che questo è un compimento della Parola di Dio, perché nella Bibbia voi ritrovate, in tutti i Profeti... trovate questa promessa: “io vi riporterò nella vostra terra, io vi andrò a riprendere dalle nazioni in mezzo a cui siete in esilio e vi riporterò nel vostro paese, Gerusalemme sarà ricostruita”.
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Quindi vedete che la lettura della Bibbia non è soltanto un esercizio accademico e nemmeno spirituale, ma è una lettura della Storia che stiamo vivendo noi. Però... però dobbiamo intercettare nella Bibbia quello che riguarda il nostro tempo. E il nostro tempo non è più il tempo del Regno di Davide, non è più il tempo della conquista di Giosuè, non è più il tempo dei Giudici, non è più il tempo del Tempio, non c’è più il Tempio di Gerusalemme, non c’è più il Re di Israele. È il tempo dopo l’esilio, il tempo dopo l’esilio babilonese, è il tempo che nella Bibbia si chiama il tempo della Nuova Alleanza. Ebbene, questo vi dicevo vorrei che vi restasse chiaro nella mente: dovremmo capire bene che cosa vuol dire convertirci alla Nuova Alleanza, e questo lo dobbiamo capire sia Ebrei e sia Cristiani, sia Musulmani e sia Bizantini. Il tempo della Nuova Alleanza è un tempo in cui scompaiono tutte le realtà religiose per mettere in primo piano la vita degli uomini.

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Paolo ci compendia questo tempo con quelle parole che certamente conoscete perché le leggiamo molto spesso nella liturgia: “vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”. È questo il vostro culto secondo la Parola: l’offerta del corpo. La religione ormai non è più l’offrire qualche cosa, far dire messe, celebrare sacramenti, fare processioni, fare pellegrinaggi, fare feste patronali.

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Questo viene dopo, la prima cosa è offrire quello che siete. Non c’è più da portare animali per i sacrifici, non c’è più da portare i frutti della terra, c’è da portare le nostre persone. Offrire il nostro corpo vuol dire offrire la nostra storia, offrire quello che siamo. Farci guidare in tutto dalla Parola: questo è il culto secondo la Parola. Non è il culto spirituale, non è una buona traduzione dire “questo è il nostro culto spirituale”, [il testo (Rm,12:1)] dice “λογικὴν λατρείαν ὑμῶν”, cioè il nostro culto logico, del Logos, della Parola.
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Ormai il culto a Dio si dà vivendo secondo la Parola, sempre: dalla nascita alla morte. Celebrare l’Eucarestia non vuol dire mettere insieme il pane e il vino. Celebrare l’Eucarestia non vuol dire nemmeno adorare l’ostia consacrata - vi ricordate quello che è successo in Spagna quando nell’adorazione è piovuta una tempesta terribile e tutte le oste si sono bagnate, e il giorno dopo nessuno ha potuto fare la comunione - perché già c’era, l’Eucarestia: c’era la comunione fraterna di due milioni di giovani che pregavano con il Papa. Questo è l’Eucarestia: è dare la vita gli uni per gli altri. Non si tratta di fare cose, devozioni. Si tratta di essere noi e di dire “io sono qui, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Darci la vita gli uni degli altri, questo è l’Eucarestia.

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Quindi l’offerta del corpo, che consiste nel non conformarci a questo mondo ma lasciarci trasformare, rinnovando il nostro modo di pensare per poter discernere la volontà di Dio: ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Il culto di Dio significa ricercare la volontà di Dio su di me, adesso, e dire di sì alla volontà di Dio. Questo è la Nuova Alleanza. E di questo hanno bisogno, vedete, sia gli Ebrei che sono tornati nel loro paese, sia noi che siamo qui. E vi inviterei proprio - credo che questo sia l’avvenire della Chiesa anche nell’anno della fede, l’avvenire di questo documento Dei Verbum perché diventi il motore del nostro modo di vivere - capiamo fino in fondo che cosa è la Nuova Alleanza.
jfsavaria
Liberiamoci da tutti i tentativi di ricostruire una istituzione del popolo di Dio del tipo di Davide, del tipo di Salomone, del tipo del Regno del nord e del Regno del Sud, del tipo di Giosuè. L’equivoco di Israele oggi è quello di ricostruire lo Stato basandosi sul passato, facendo quello che era prima. La storia non torna in dietro, non si può ricreare uno stato che ormai è finito. C’è della gente, ci sono i partiti diciamo più religiosi e più fanatici di Israele, che stanno pensando a ricostruire il terzo Tempio, perché il primo è stato distrutto dai Babilonesi, il secondo dai Romani e il terzo Tempio va ricostruito. Questo è un fallimento.

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Se sono finiti i primi due Templi vuol dire che bisogna andare avanti, non indietro, e che il Tempio di Dio veramente è l’esistenza dell’uomo, il corpo umano. Gesù l’ha detto, parlava del suo corpo. Questo è il Tempio. Noi siamo il Tempio di Dio. Noi siamo la Chiesa, non il Duomo di Milano, non la Basilica di San Pietro a Roma. Questo è finito, questi sono segni sorpassati. Il Tempio siamo noi esseri viventi. È inutile spendere miliardi per i nostri templi, per le nostre chiese e non cambiare noi. Dobbiamo cambiare noi il nostro cuore prima di tutto: questo è l’unico Tempio della Nuova Alleanza. E nella Nuova Alleanza, ci dice la lettera agli Ebrei, non ci sono più sacerdoti: c’è un solo Sacerdote, che è Cristo Risorto, questo è l’unico Sacerdote, nella Chiesa. Noi siamo rimasti ancora all’Antica Alleanza, siamo rimasti alla parte più antica dell’Antico Testamento. [...]