lunedì 24 giugno 2013

Sentire è di più che ascoltare

In ebraico esistono due verbi, lishmoa (לשמוע) e lehakshiv (להקשיב), che corrispondono all'italiano sentire e ascoltare, e all'inglese hear e listen. La differenza di senso risiede nell'attenzione, per cui è possibile sentire senza ascoltare ma non viceversa. Forse per questo in italiano (diversamente che in ebraico) diciamo proprio "ascolta!" per richiamare l'attenzione.

Perciò non suonerebbe bene tradurre "shemà Israel" con "senti Israele" (come gli inglesi che traducono "hear Israel"), seppure anche noi in modo colloquiale diciamo spesso "senti!" per richiamare l’attenzione di una persona.

Questa sottigliezza linguistica, forse solo esteriore e accidentale, potrebbe passare del tutto inosservata se non fosse che ne nasconde una seconda, più profonda e semantica.

Nel primo libro dei Re, Salomone chiede al Signore di dargli un “lev shemà” (לב שמע) [N.B.: questa mia interpretazione è errata, la lettura corretta è "lev shomè'a", vedi il commento di Doron a questo post]. Le bibbie italiane traducono solitamente con “un cuore intelligente” oppure “un cuore docile”. Questa incertezza tra due significati sostanzialmente piuttosto diversi ci rivela la presenza di un problema semantico correlato allo “shemà Israel”. La traduzione letterale sarebbe infatti in questo caso “un cuore con udito” (shemà è letteralmente udito, sostantivo del verbo lishmoa = udire) e quindi, cercando di tradurre il senso, si potrebbe ottenere al più “un cuore senziente”, mentre tradurre intelligente o docile suona quasi come una forzatura.

Si insinua qui però un'altra possibilità di lettura: e cioè che quando Salomone chiede un “lev shemà”, faccia riferimento a un “sentire con il corpo” che tutti conosciamo molto bene, che non è indirizzato tanto all’intelletto quanto al cuore, simile forse più al sentire il ritmo della musica, che richiede “orecchio”, affinché il cuore batta al ritmo della Parola del Signore. Il riferimento sarebbe quindi a una modalità del sentire che coinvolge i sentimenti, l’anima e lo spirito della persona, di modo che la Torah si faccia carne viva nel nostro corpo, e l’uomo viva "come danzando" in essa.

5 commenti:

  1. Ma un cuore che ascolta sarebbe troppo riduttivo? :)
    Attendo la spiegazione per i verbi vedere e guardare.

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  2. Giusta domanda. Devo approfondire. :-)

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  3. Mi piacciono molto il tuo entusiasmo e l'amore che sembra tu provi per la lingua ebraica, ma le cose sono un po' più complicate... :-)

    Non dimenticare che stiamo parlando di una lingua millenaria che lungo gli anni ha subito molti cambiamenti e variazioni; motivo per cui, nella lingua odierna troviamo tante parole con significato diverso da quello che hanno nella Bibbia, nel Talmud o nei testi medievali. La Bibbia non si può tradurre con un dizionario bilingue, a meno che non sia un dizionario di ebraico biblico.

    Il monolingue per eccellenza, Èven Shoshàn, indica 5 differenti accezioni per il verbo "shamà" ("lishmò'a"), una delle quali è appunto "ascoltare"; come esempio riporta proprio la citazione "shemà Israel". Un altro esempio biblico si può trovare nel Canto di Debora in Giudici 5, 3: "Ascoltate, re" (C.E.I.); in ebraico: "שִׁמְעוּ מְלָכִים".

    Tuttavia, il verbo ha altre accezioni bibliche, tra cui "capire, comprendere" e, con questa accezione, lo troviamo ad esempio in Genesi 42, 23: "non sapevano che Giuseppe li capiva" (Nuova Riveduta, C.E.I., Nuova Diodati); "che Giuseppe li intendesse" (Diodati). In ebraico è sempre "shamà".

    Nel primo libro dei Re, Salomone non chiede al Signore di dargli un "lev shemà", bensì un "lev shomè'a" ("לֵב שֹׁמֵעַ"). "Shomè'a" è il participio presente del verbo "shamà" e mantiene quest'ultima accezione; quindi, "un cuore comprendente": un cuore che capisce e comprende. Non è che io voglia difendere le traduzioni italiane della Bibbia (lungi da me), ma la traduzione di un testo così antico sarà sempre un'interpretazione.

    Tra l'altro, il sostantivo talmudico (in uso anche odierno) "mashma'ùt" significa "significato", "accezione" (nell'ebraico nuovo anche "importanza") e deriva dalla radice del verbo "shamà", mantenendo proprio l'accezione "comprendere".

    Buona estate! Doron :-)

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    1. Doron, le tue osservazioni sono per me un dono prezioso perché mi incoraggiano e stimolano nello studio. Grazie di cuore.

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