domenica 10 aprile 2016

Una lettera sacra

Plutarco scrive in un dialogo intitolato “L’E di Delfi” (Dialoghi delfici, Adelphi 1983) che Apollo ama suscitare e proporre i dubbi dell’intelletto agli uomini che possiedono un’indole filosofica, risvegliando nelle loro anime la passione per la verità. E soggiunge: “Ciò appare in moltissimi casi, ma in particolare a proposito del carattere sacro della lettera E”.

http://www.adelphi.it/libro/9788845905346
La mia curiosità cristiana per l’ebraismo probabilmente mi conduce talvolta a vedere o cercare tracce di esso anche dove non può esservi in alcun modo. Mi trattengo quindi dal fare parallelismi strampalati, che pure ad un lettore ignorante e superficiale come me vengono subito in mente leggendo questo dialogo: tra il metodo dialettico e quello midrashico, tra il pitagorismo e la cabala, tra il dio unico affermato infine nel testo di Plutarco e quello di Abramo.

Nel dialogo citato ad un certo punto si dice anche: “Poiché il principio della filosofia sta nell’indagine, e quello dell’indagine sta nello stupore e nel dubbio, è probabile che pressoché tutte le questioni riguardanti il dio siano state avvolte di enigmi”. Ed è proprio in questo stesso stupore e dubbio che mi sono ritrovato leggendovi del carattere sacro della lettera E.

Mi sono ricordato infatti di quanto scrive il linguista Joel Hoffman (“In the Beginning: A Short History of the Hebrew Language”, 2006) circa il passo di Genesi 17 “Non ti chiamerai più Abram (אַבְרָם) ma ti chiamerai Abraham (אַבְרָהָם)”. Hoffman non è interessato alla plausibilità della storia, l’esistenza o meno di un Dio e di una persona chiamata Abramo, tra cui sia stata stipulata una alleanza. Hoffman è un linguista e si pone solo una domanda di storia della lingua ebraica: “perché venne usata una He per contrassegnare l’iniziazione nella cultura Ebraica?”. La He compare due volte nel tetragramma ineffabile.

Non è da annoverare tra “le fantasie esposte il giorno prima da un ospite caldeo” (per citare un’altra frase dal dialogo delfico) il fatto che l’alfabeto greco sia mutuato da quello protosemitico e che la lettera E (epsilon) dell’alfabeto greco derivi dalla lettera ה (He). Certo, il pensiero neopagano di oggi direbbe che è solamente un caso. Ma, per chi vive ancora nello Spirito, il caso non esiste.

1 commento:

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