sabato 14 maggio 2016

Il caso non esiste




“La contingenza, che fuor del quaderno
de la vostra matera non si stende,
tutta è dipinta nel cospetto etterno;

necessità però quindi non prende
se non come dal viso in che si specchia
nave che per torrente giù discende”.

Paradiso, XVII, 34-39.

Sono solito affermare che “il caso non esiste”, per cui un amico ha portato recentemente la mia attenzione su questi versi in cui Dante contrappone la contingenza alla necessità. Vi si afferma che la natura casuale delle cose mutevoli e corruttibili non contrasta con la prescienza divina di tutto ciò che ancora deve accadere, in quanto sono presenti alla coscienza eterna come in un rispecchiamento. Essendo la coscienza divina eterna, il futuro e il passato sono entrambi presenti in essa “contemporaneamente” (ad essere più esatti, per essa non hanno senso, tutto è presente), e quindi la contrapposizione tra caso e necessità perde di significato.
Dante non difende il caso contro la necessità, bensì li avversa entrambi in quanto toglierebbero libertà all’uomo, finalità alla creazione e senso trascendente alla vita. E infatti scrive (Inferno, Canto IV vv 136) di «Democrito, che 'l mondo a caso pone», mostrando in questo verso un chiaro accento critico anche verso il caso.

http://www.foliamagazine.it/un-viaggio-infernale-lincontro-con-gli-spiriti-magni/
Il castello degli “spiriti magni” dove si trova Democrito, nel IV canto dell’Inferno.Miniatura tratta dalla ‘Divina Commedia di Alfonso d’Aragona’ (XV secolo), British Library, Londra.



Invero il pensiero di Democrito è ben lontano dal porre il caso a fondamento del mondo, essendo egli il padre del determinismo materialista antico (da cui trae origine anche quello scientifico moderno). Lo stesso Democrito ci illumina sulla questione quando afferma che “gli uomini si sono inventati l’idolo del caso come una scusa per la propria mancanza di comprensione”. E se esaminiamo il significato che nel linguaggio comune siamo soliti attribuire al termine, possiamo trovare almeno tre aree semantiche diverse, per ognuna delle quali l’accusa di ignoranza di Democrito è calzante.

La prima è quella del caso come evento generico naturale che potrebbe essere anche di nessun valore, che non necessita sempre di spiegazione. Questo è il dominio di cui parla Democrito e di cui si occupa la scienza, il dominio degli eventi naturali sottoposti alla necessità delle leggi fisiche, ma talmente numerosi, articolati, complessi che ci appaiono spesso come turbolenza o evento imprevedibile per un nostro limite nella capacità di calcolarne le cause. Questa è la contingenza di cui parla Dante, che si specchia nella coscienza eterna. In questo senso il caso è la maschera della nostra ignoranza, o sta ad indicare che la necessità delle leggi fisiche non ci aiuta a conoscere il senso della vita umana. Se poi si volesse ridurre con una forzatura anche gli atti umani e l’intera creazione al solo determinismo delle leggi fisiche, questo certamente significherebbe negare libertà all’uomo e finalità alla creazione, ignorando qualsiasi senso trascendente nella vita.

La seconda area semantica è quella del caso come evento attribuibile a una azione umana, tuttavia involontaria, senza intenzionalità, compiuta distrattamente. Anche qui si vuole mascherare una necessità che la psicoanalisi ha descritto assai bene come atto mancato, determinato dall’inconscio, e quindi in definitiva da una volontà nascosta (nostra o di un demone interiore, se si preferisce) di cui ignoriamo la presenza.

Infine c’è l’evento significativo, importante ma inspiegabile o misterioso, la cosiddetta coincidenza fortuita. Qui il caso è un modo per negare la provvidenza, i segni che il Signore pone sulla nostra via per comprenderne il senso, i messaggi sottili che, come i sogni, chiedono di essere interpretati, poiché altrimenti rimarrebbero come lettere non lette in un cassetto. Anche in quest’ultimo senso il caso non esiste, è un idolo e una invenzione del pensiero, espediente dialettico utile solo a chi fugge o ignora la trascendenza.

https://www.youtube.com/watch?v=r4cn5trceIo
Il maestro Oogway nel film Kung Fu Panda (2008)

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