mercoledì 17 febbraio 2016

Il corpo e il marmo



Questa immagine è inquietante. Nonostante le clausole legali che quella persona possa aver letto e sottoscritto. Si tratta di un corpo umano trattato con la tecnica della plastinazione, esposto alla mostra itinerante Body Worlds.

La questione mi ha fatto riflettere sul tema dell'arte e del corpo e mi sono tornate in mente le sculture di Michelangelo.


Ho trovato un testo (I Prigioni o Schiavi di Michelangelo all'Accademia) che tratta quasi lo stesso tema: "Ogni blocco mostra una solida muscolatura delle braccia e delle gambe abbozzati in modo dinamico e potente, traccia concreta della profonda passione che Michelangelo nutriva per l’anatomia umana. La conoscenza minuziosa dei dettagli era infatti stata affinata grazie alla possibilità di dissezionare cadaveri presso i frati agostiniani di Firenze negli anni ’90 del Quattrocento."

“C’è un senso di tensione, di movimento impresso dall’accentuata torsione: questa lotta esprime in Michelangelo una sorta di analogia simbolica fra la figura che tenta di fuoriuscire dal marmo e lo spirito che cerca di liberarsi dalla carne per anelare a Dio.”


Nei corpi plastilinati di Body Worlds c’è una tensione diversa, come meccanica, priva di vita. Questo è ciò che li rende inquietanti ai miei occhi. È sorprendente che Michelangelo abbia potuto mettere tanta vita nel marmo osservando corpi morti come quelli che si vedono in quella mostra. Forse è come se lui frugasse nei cadaveri cercando la vita, mentre lo sguardo secolarizzato vede questi corpi solo come macchine. Il processo con cui lui scolpiva presupponeva al contrario una forma immanente seppure nascosta. La statua per Michelangelo era già presente nella pietra, il suo lavoro consisteva nel togliere ciò che le impediva di venire alla luce.

Questa capacità di vedere nella materia una forma invisibile, se così si può dire, rivela la cifra della trascendenza, differenzia lo sguardo spirituale da quello scientifico.